Tutti gli aumenti di imposte e tasse che colpiranno gli italiani - cittadini, imprese e professionisti - nel 2024 per effetto delle novità previste dalla manovra di bilancio
Che la Legge di Bilancio di quest’anno non avesse grandi spazi di manovra lo avevamo detto su queste pagine sin dall’inizio dell’iter parlamentare a ottobre.
Tuttavia, probabilmente sono state deluse anche le aspettative dei contribuenti più prudenti e, in generale, meno speranzosi rispetto a nuove riduzioni di imposte e tasse.
L’amara verità è che la Legge di Bilancio 2024 è molto severa dal punto di vista delle imposte e delle tasse, un po’ per tutte le categorie di contribuenti.
Ci sono aumenti dappertutto, solo parzialmente compensati dalla (provvisoria) riduzione del prelievo fiscale e contributivo sulle buste paga dei lavoratori dipendenti con redditi annui lordi pari o inferiori a 35.000 euro.
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Aumento dell’IMU per le case oggetto di ristrutturazione
Un primo aumento fiscale importante per i privati cittadini è quello relativo all’IMU.
Infatti, chi ha usufruito del superbonus 110 per cento dovrà obbligatoriamente aggiornare il valore catastale del proprio immobile, alla luce delle migliorie eseguite (peraltro a spese dello Stato).
Ciò, di conseguenza, comporterà un aumento dell’IMU per effetto della maggiore base imponibile su cui si dovrà applicare l’aliquota.
E attenzione: occorrerà verificare bene se tutte le comunicazioni di variazione catastale conseguenti ai lavori eseguiti siano state fatte correttamente. In caso di comunicazione assente o incompleta, infatti, l’Agenzia delle Entrate invierà ai contribuenti una serie di lettere (avvisi di compliance) chiedendo che vengano poste in essere le dovute correzioni.
Occhio alle plusvalenze - Sempre in conseguenza del Superbonus, se entro dieci anni dal termine dei lavori l’immobile sarà venduto, allora scatterà l’obbligo di applicare la tassazione sulla plusvalenza, in analogia a quanto avviene per la prima casa eventualmente ceduta entro cinque anni dal rogito.
La ratio qui è colpire fiscalmente chi potrebbe aver posto in essere i lavori per finalità speculative.
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Si sottolinea, a rettifica di quanto spiegato nel video, che il termine entro il quale verranno “tassate” le plusvalenze a seguito di interventi che rientrano nel superbonus è di dieci anni. Nelle bozze iniziali, precedenti all’approvazione del testo della Legge di Bilancio 2024, la durata di tempo indicata era però di cinque anni.
Si deve inoltre tenere in considerazione un’altra novità sulla determinazione dei costi inerenti agli immobili. Nel calcolo non verranno considerati quelli relativi agli interventi del superbonus con agevolazione al 110 per cento, nel caso in cui siano state scelte la cessione del credito o lo sconto in fattura.
La regola si applica se la compravendita dell’immobile avviene entro i primi cinque anni dalla conclusione dei lavori. Superati i cinque anni, i costi potranno essere considerati per il 50 per cento dell’importo.
Cedolare secca, affitti brevi e tassa Airbnb
Il settore immobiliare vedrà un altro importante intervento fiscale sugli affitti brevi: la cedolare secca in questi casi passerà dal 21 al 26 per cento, con un aumento del 23,8% rispetto agli anni precedenti.
La ratio dell’intervento governativo è quello di favorire gli affitti tradizionali rispetto a quelli di breve durata, motivo per cui questo aumento di imposta è stato giornalisticamente definito come tassa Airbnb.
Un aumento di aliquota che, sempre nelle intenzioni del Governo, dovrebbe anche ridurre la concorrenza potenzialmente sleale che viene fatta dai privati agli alberghi, che tuttavia, come tutti abbiamo sicuramente modo di notare, hanno aumentato molto i prezzi medi per singola stanza negli ultimi mesi.
Attualmente la cedolare secca è strutturata su due binari:
- per gli affitti a canone concordato e in presenza di specifici requisiti si applica l’aliquota del 10 per cento;
- mentre per la restante categoria di locazioni la percentuale dovuta è del 21 per cento.
La nuova tassazione del 26 per cento si applicherà alle locazioni brevi di durata non superiore a 30 giorni, inclusi i contratti che prevedono la prestazione di servizi di fornitura di biancheria e pulizia di locali, stipulati direttamente o tramite soggetti che svolgono l’attività di intermediazione immobiliare, compresi i gestori di portali telematici.
Aumenti IVA per assorbenti e pannolini
Dal quest’anno purtroppo cresceranno anche i prezzi di assorbenti e prodotti per l’infanzia.
In particolare, i seguenti prodotti dal prossimo anno passeranno dall’aliquota IVA al 5% a quella al 10% (con un aumento del 50% rispetto all’anno precedente!):
- prodotti assorbenti e tamponi per la protezione dell’igiene femminile;
- coppette mestruali;
- latte in polvere o liquido per l’alimentazione dei lattanti o dei bambini nella prima infanzia, condizionato per la vendita al minuto; preparazioni alimentari di farine, semole, semolini, amidi, fecole o estratti di malto per l’alimentazione dei lattanti o dei bambini, condizionate per la vendita al minuto;
- pannolini per bambini;
- seggiolini per bambini da installare negli autoveicoli.
Addirittura i seggiolini nel 2024 vedranno applicata un’aliquota IVA ordinaria al 22 per cento.
In questo senso, l’auspicio è che il Governo quest’anno individui soluzioni e risorse idonee per impostare una seria riduzione sulla pressione fiscale per le famiglie, quantomeno per provare a dare coerenza agli impegni in favore della genitorialità e del contrasto alla denatalità.
Sul tema delle misure fiscali in favore della natalità e della genitorialità lettrici e lettori interessati possono guardare questo interessante approfondimento video con l’intervista di Rosy D’Elia a Luca Cifoni, esperto in materia e giornalista de Il Messaggero:
Aumenti per le accise sui tabacchi
La Legge di Bilancio 2024 colpirà anche i fumatori: aumentano, infatti, le accise sui tabacchi.
Gli aumenti di imposta qui saranno pari a circa 10/12 centesimi per singolo pacchetto.
L’aumento dell’IVIE
Un altro aumento di tassazione notevole è quello della cd IMU estera, brutta definizione dell’imposta sugli immobili detenuti all’estero, meglio nota con l’acronimo IVIE.
Anche qui l’aumento di imposizione fiscale è importante: l’aliquota dal 2024 passerà dallo 0,76% all’1,06% (+39,47%).
In sostanza, chi detiene immobili fuori dall’Italia sarà soggetto ad un’imposizione fiscale patrimoniale maggiore.
L’articolo 19, commi da 13 a 17, del decreto legge n. 201 del 2011 è il riferimento normativo fondamentale in materia.
L’imposta in esame presenta analogie con l’IMU che trova applicazione per gli immobili ubicati in Italia; a tal proposito, alcune delle disposizioni ad essa applicabili sono state estese ai fini della tassazione degli immobili situati all’estero in ragione di motivazioni di coerenza e di uniformità di trattamento.
Aumento fiscale indiretto per i fringe benefit monetari
Altro aumento fiscale, però indiretto, è quello sui fringe benefit monetari, inizialmente erogati come rimborso delle bollette di utenza domestica (misura pensata per contrastare il pesante caro energia che ha caratterizzato l’ultimo biennio).
Nel 2023, infatti, le aziende potevano erogare fino a 3.000 euro di fringe benefit monetari per lavoratrici e lavoratori dipendenti con figli a carico.
Importo che nel 2024 sarà ridotto a:
- 2.000 euro per lavoratrici e lavoratori dipendenti con figli a carico;
- 1.000 euro, invece, per lavoratrici e lavoratori dipendenti senza figli a carico.
Aumento fiscale indiretto per le aziende tramite l’eliminazione dell’ACE
Altro aumento fiscale indiretto sarà subito dalle aziende che perdono la possibilità di ridurre l’imposizione fiscale tramite l’aiuto alla crescita economica, la cd ACE, che scomparirà nel 2024.
In questo caso, tuttavia, non è la Legge di Bilancio a prevederlo ma uno dei decreti attuativi della riforma fiscale.
Gli effetti fiscali dell’abolizione dell’ACE sono stati segnalati dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio durante l’audizione presso l’Aula Convegni del Senato sul DDL Bilancio che si è tenuta lo scorso martedì’ 14 novembre:
“Le imprese e i lavoratori autonomi danno al bilancio più di quello che prendono dal bilancio, nel senso che contribuiscono a migliorare i saldi, e questo in tutti gli anni della programmazione e questo è dovuto all’abolizione dell’ACE”.
Ha sottolineato la presidente Lilia Cavallari.
“Può essere una scelta quella di abolire l’ACE e sostituirla con altri strumenti: la sostituzione fatta al momento è una sostituzione con la maggiorazione della deduzione per incrementi occupazionali che è una parte, ma richiederebbe anche un’altra parte o una riduzione dell’imposizione, o una sorta di mini IRES, che pure è prevista nella legge delega, o incentivi per gli investimenti”.
In questo momento, di conseguenza, rimane scoperto lo stimolo alla patrimonializzazione delle imprese, che bene aveva funzionato con l’ACE (così come con Industria 4.0, altra misura che andrebbe recuperata nella sua versione originale a modesto avviso di chi scrive).
Secondo le stime fornite dalla Banca d’Italia, l’abolizione dell’ACE determinerà un aumento delle entrate fiscali per lo Stato pari a:
- 4,8 miliardi nel 2025;
- e 2,8 miliardi dal 2026.
Soldi che, quindi, saranno pagati in termini di minori benefici, dalle imprese.
- Effetti dell’ACE in termini di aumento della pressione fiscale sulle aziende
- Audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2024-2026 -
Testimonianza del Vice Capo del Dipartimento Economia e Statistica della Banca d’Italia Andrea Brandolini
Imprese che, in cambio, avranno da quest’anno delle importanti agevolazioni fiscali sulle assunzioni, per le quali però si attendono ancora le stime ufficiali da parte delle istituzioni ma che, in ogni caso, è verosimile immaginare impatteranno meno rispetto all’intervento sull’ACE.
In questo senso, l’auspicio è che il Governo quest’anno individui soluzioni e risorse idonee per impostare una seria riduzione sulla pressione fiscale per le aziende o, quantomeno, per quelle che assumono personale dipendente e/o che investono.
Ma non solo, si dovrà, sia per le aziende che per i professionisti, necessariamente intervenire sulla riduzione dell’aliquota IRPEF più elevata.
Non è accettabile che ad un reddito lordo superiore a 50.000,00 euro si applichi l’aliquota monstre del 43%, cui andranno peraltro aggiunte le addizionali comunali e regionali! Per un totale verosimilmente vicino al 46/47%.
Per un’aliquota così alta andrebbe individuato uno scaglione di reddito decisamente più elevato, probabilmente pari almeno al doppio di quello attuale, lasciando la più accettabile aliquota del 35% per lo scaglione dei redditi superiore a 50.000 euro ed inferiore a quello che (speriamo) venga presto individuato dal Governo, come peraltro più volte ipotizzato dallo stesso viceministro Leo.
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Articolo originale pubblicato su Informazione Fiscale qui: Più imposte e tasse per tutti nel 2024