Reddito di cittadinanza: il ruolo delle imprese e la sinergia tra pubblico e privato

Rosy D’Elia - Lavoro

Reddito di cittadinanza: il ruolo delle imprese e la sinergia tra pubblico e privato. Gli addetti ai lavori discutono su un possibile cambio di paradigma: da strumento di politica passiva ad attiva.

Reddito di cittadinanza: il ruolo delle imprese e la sinergia tra pubblico e privato

Reddito di cittadinanza: il ruolo delle imprese e la sinergia tra pubblico e privato. Gli addetti ai lavori discutono su un possibile cambio di paradigma: da strumento di politica passiva ad attiva.

Solo con l’approvazione della Legge di Bilancio 2019 si arriverà alla forma definitiva del reddito di cittadinanza, nel frattempo l’antidoto alla povertà, voluto fortemente dal Movimento 5 stelle, è al centro della discussione sul lavoro.

Reddito di cittadinanza: ruolo di imprese e agenzie per il lavoro

Negli ultimi giorni la proposta di Armando Siri, Sottosegretario di Stato al Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per La Lega, che vorrebbe trasformare il reddito di cittadinanza in una spinta per le imprese ha acceso il dibattito su un potenziale cambio di paradigma: da politica passiva a politica attiva per il lavoro.

Il reddito di cittadinanza è un leit motiv anche negli interventi del forum L’evoluzione del lavoro oggi tra flessibilità e precariato, organizzato da IPSOA il 28 novembre 2018. Ricorre proprio nelle parole di chi si occupa di politiche attive per il lavoro: è il caso di Andrea Cafà, che immagina un ruolo attivo di Fonarcom (Fondo Paritetico Interprofessionale Nazionale) di cui è presidente; o anche di Michele Amoroso, presidente dell’agenzia per il lavoro Generazione Vincente, e di Simone Cagliano, consulente del lavoro e delegato della Fondazione Consulenti per il Lavoro, attivi da anni nell’accompagnamento al lavoro.

Reddito di cittadinanza e formazione: la proposta di Fonarcom

Nel suo intervento Andrea Cafà passa a rassegna gli strumenti nelle mani di Fonarcom per attuare politiche attive del lavoro, favorire la formazione continua dei lavoratori e favorire l’incontro tra domanda e offerta di competenze sul mercato del lavoro. E alla fine azzarda la possibilità di un ruolo nelle attività connesse al reddito di cittadinanza:

“I nostri strumenti nascono dalle esigenze che rileviamo dagli enti di formazione, dalle agenzie per il lavoro, e dalle stesse imprese. Non possiamo fare altro per i disoccupati perché i fondi interprofessionali sono per la formazione continua, a meno che lo Stato non ci riconosca nuovi ruoli e nuove risorse”

E conclude con una battuta sul reddito di cittadinanza:

“Questa è una sfida che potremmo cogliere. Rischia di diventare un sussidio e in alcune regioni un incentivo a non cercare il lavoro. Dobbiamo trasformarlo da politica passiva ad attiva”.

E fa una proposta in linea con l’idea di Armando Siri:

“Il reddito di cittadinanza potrebbe essere accordato a chi è disponibile a fare formazione in azienda, potrebbe durare dai 6 ai 12 mesi, e le imprese socialmente responsabili potrebbero contribuire con un 50 per cento”.

Reddito di cittadinanza: la proposta di una sinergia tra pubblico e privato

L’ultimo punto di riflessione sul tema riguarda il ruolo dei Centri per l’Impiego che, secondo Cafà, da soli non possono essere il motore del reddito di cittadinanza, ma devono agire in sinergia con i privati.

La mancanza di comunicazione tra pubblico e privato è proprio la lamentela delle Agenzie per il Lavoro di cui si fa portavoce anche Michele Amoroso, presidente di Generazione Vincente.

Dal suo punto di vista, l’introduzione del sussidio può essere l’occasione giusta per specializzare le funzioni dei centri per l’impiego e valorizzare esperienze delle agenzie per il lavoro.

L’insuccesso dei Centri per l’Impiego non è ascrivibile alle incapacità professionali dell’operatore ma è dovuto alle norme, alle regole barocche, che impediscono agli operatori di concentrarsi sulla mission principale: trovare lavoro.

Nell’ottica che emerge dalla discussione del forum organizzato da IPSOA, la questione del reddito di cittadinanza non può prescindere dall’obiettivo ultimo di trovare lavoro e dall’acquisizione di nuove competenze.

Su questa linea si inserisce anche Simone Cagliano, consulente del Lavoro:

Il reddito di cittadinanza può essere uno strumento per aumentare l’adattabilità e acquisire nuove competenze da spendere sul mercato del lavoro.

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