Riforma pensioni: con Quota 100 rischio esodo scuola e sanità

Guendalina Grossi - Pensioni

Quota 100 è il fulcro fondamentale della riforma delle pensioni di cui si discute in queste settimane, ma ci sono delle criticità: le ultime novità riguardano i comparti scuola e sanità.

Riforma pensioni: con Quota 100 rischio esodo scuola e sanità

Le ultime novità sulla riforma delle pensioni non sono incoraggianti per gli italiani.

Come noto alcuni giorni fa è emersa l’ipotesi dell’inserimento della Quota 100 nella Legge di Bilancio 2019 per superare la Legge Fornero; a questo proposito sembrerebbe che a partire dal 1°gennaio 2019 i lavoratori che hanno compiuto 62 anni di età e che hanno versato 38 anni di contributi potranno andare in pensione anticipatamente.

Finalmente quindi il Governo sembra aver trovato una soluzione per riformare il sistema previdenziale, ma l’introduzione della Quota 100 non sembra avere solo effetti positivi. Nelle ultime ore si è discusso molto in merito al fatto che l’introduzione di tale misura potrebbe produrre come effetto l’esodo nel settore scolastico e in quello sanitario.

Questo perché Quota 100 creerebbe lo stesso problema in entrambi i settori: l’uscita di migliaia di persone dal mondo del lavoro senza un adeguato ricambio del personale, né dal punto di vista quantitativo né dal punto di vista temporale.

Riforma pensioni: quota 100 e l’esodo nel settore scolastico

Con l’introduzione della Quota 100 si potrebbe creare l’esodo nelle scuole.

Dalle stime della Cisl Scuola è emerso che il numero dei docenti che approfitterebbero della possibilità di andare in pensione anticipatamente sono tantissimi.

Considerando infatti che sono già 21 mila i docenti di ruolo che dovrebbero andare in pensione anticipata grazie alla Legge Fornero, con quelli che beneficeranno della Quota 100 il numero si alzerà notevolmente.

Si stima che con l’inserimento della Quota 100 nel settore scolastico ci potrebbero essere tra le 6 mila e le 20 mila uscite anticipate.

La segreteria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, ha chiarito che nonostante sia giusto consentire ai docenti di andare in pensione anticipatamente visto che l’età del corpo docenti in Italia è una tra le più elevate in Europa dall’altro lato la decisione di introdurre Quota 100 è stata presa troppo frettolosamente senza pensare che per ogni docente che se ne va ne serve uno che entri.

Quello che chiede la segretaria generale della Cisl Scuola è quindi che il Governo rispetti i tempi delle scuole e conceda loro più tempo per organizzarsi.

Ecco il comunicato pubblicato sul sito istituzionale della Cisl:

Anticipare i tempi di accesso alla pensione è sicuramente una delle aspettative più diffuse nel mondo del lavoro scolastico. Le statistiche ci ripetono spesso che l’età media del nostro corpo docente è tra le più elevate in Europa; altrettanto spesso è la cronaca a evidenziare quanto sia diventato particolarmente pesante l’impegno di chi ha la responsabilità di educare, istruire, assistere, sorvegliare classi e sezioni talvolta sovraffollate e in cui le situazioni problematiche non sono certo infrequenti. Negli anni scorsi la nostra richiesta di tenere conto dei fattori di gravosità del lavoro nella scuola ha trovato in parte risposta, limitatamente al personale docente della scuola dell’infanzia. Ora che si profila un intervento di portata più generale, l’attesa è di conoscere in modo più preciso quali sarebbero i requisiti anagrafici e contributivi cui fare riferimento, e soprattutto se l’uscita anticipata comporterà modifiche, e quali, sui criteri di calcolo del trattamento spettante. Per la scuola i tempi per le decisioni sono stretti, basti pensare che il termine per le domande di collocamento in pensione l’anno scorso è stato il 20 dicembre. È dunque indispensabile che il quadro diventi chiaro nel più breve tempo possibile e va in ogni caso garantita al personale della scuola una tempistica legata alle proprie specifiche scadenze. Troppe volte abbiamo pagato, come scuola, gli effetti di una gestione intempestiva delle procedure, con ritardi dell’INPS nella lavorazione delle pratiche che anche di recente hanno causato penalizzazioni e disagi.C’è poi un secondo ordine di problemi da tenere in considerazione: un’uscita consistente di personale docente e ATA potrebbe accentuare il fenomeno che si è manifestato con le assunzioni di quest’anno, con le quali si è riusciti solo a coprire meno della metà dei posti vacanti e disponibili. Spia di una situazione cui va posto rimedio con interventi opportuni sul versante della formazione e del reclutamento del personale. Per il personale ATA la questione è più semplice, ma ci sono comunque aspetti su cui intervenire. Non basta infatti rimpiazzare chi lascia il servizio, occorre rimuovere il blocco che impone di limitare le assunzioni al solo reintegro del turnover. Non esistono ragioni per cui una quota di posti, su un organico già insufficiente al fabbisogno, debba rimanere per forza un’area di lavoro precario: il limite cui si è accennato produce invece proprio questo effetto.Per i docenti la questione è più complessa, poiché vi è carenza di personale abilitato o specializzato, requisiti attualmente indispensabili per essere assunti a tempo indeterminato. Perciò i problemi rischiano di non poter trovare soluzione in tempi brevi, se non si fanno scelte innovative nel rapporto tra percorsi di formazione e procedure di reclutamento. La CISL Scuola, in un suo recente dossier sulle assunzioni sui posti di sostegno, ha fatto una proposta che può essere estesa in termini più generali e sulla quale varrebbe la pena aprire in tempi rapidi un confronto: visto che i posti di insegnamento, comuni o di sostegno, vanno comunque coperti ogni anno per assicurare il funzionamento del servizio, si potrebbero prevedere procedure di assunzione stabile che comportino il vincolo di un contestuale accesso a percorsi formativi, i cui esiti siano decisivi per la conferma del rapporto di lavoro instaurato. È un principio già presente nell’impostazione dei percorsi FIT 2018, però da riprendere e rivisitare profondamente. Per la secondaria, se i meccanismi di reclutamento restano quelli degli attuali percorsi FIT, già quest’anno in fortissimo ritardo, non potrà che aumentare il ricorso a lavoro precario, con tutto ciò che ne consegue per il personale coinvolto e per la continuità del servizio, che viene in questo modo compromessa alla radice. I tavoli di confronto già aperti al MIUR ci danno l’opportunità di portare avanti una discussione su questi temi, ai quali tuttavia qualche attenzione andrebbe posta anche in sede di definizione della legge di bilancio.

Riforma pensione: rischio esodo negli ospedali

La stessa problematica che Quota 100 provocherebbe nel settore scolastico potrebbe verificarsi anche nella sanità.

Infatti, con la possibilità di andare in pensione anticipatamente una volta compiuti 62 anni di età e avendo versato 38 anni di contributi molti medici potrebbero decidere di lasciare il posto di lavoro prima del dovuto.

Secondo alcune stime tra i 45 mila medici che potrebbero già andare in pensione grazie alla Legge Fornero e i 25 mila che potrebbero aderire a Quota 100, sono circa 70 mila i medici che potrebbero lasciare il posto di lavoro.

A questo proposito ciò che spaventa è che l’esodo di così tanti medici implicherebbe difficoltà di vario tipo nell’assunzione di molti giovani, in buona parte ancora inesperti visto che i tempi per rimpiazzare coloro che andranno in pensione anticipatamente saranno davvero molto brevi.

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