Cos’è la flat tax? Un esempio pratico

Flat tax: cos'è e come funziona la tassa piatta? Imposta ad aliquota unica, sostituirebbe gradualmente l'IRPEF e il sistema per aliquote e scaglioni. Di seguito un esempio pratico per capire cosa cambierebbe

Nelle ultime settimane la flat tax è tornata al centro del dibattito pubblico italiano, da un lato per via delle novità introdotte dalla Legge di Bilancio 2023, dall’altro per le proposte contenute nel progetto di Legge delega di riforma fiscale, con particolare riferimento all’introduzione di una flat tax incrementale per i lavoratori dipendenti.

Strutturata secondo un’aliquota unica uguale per tutti, la flat tax è uno dei temi al centro del programma del Governo Meloni, che punta ad estenderla a privati e famiglie che nel corso del tempo registrano un aumento di reddito, detassando quest’ultimo proprio in funzione di una tassa piatta.

Dobbiamo quindi distinguere inizialmente tre punti fondamentali:

1) la flat tax per le partite IVA degli autonomi > su questa il Governo è già intervenuto alla fine dello scorso anno e, di conseguenza, il Parlamento ha approvato il potenziamento del regime forfettario per i titolari di partita IVA, innalzando ad 85.000 euro la soglia di ricavi massima per rientrare nell’agevolazione;
2) la flat tax incrementale per le partite IVA non forfettarie soggette ad IRPEF > anche in questo caso c’è già la legge: per il solo anno d’imposta 2023 sarà possibile applicare un’aliquota piatta per gli incrementi di reddito (in realtà sarebbe più corretto parlare di base imponibile...) pari a 40.000.00 euro;
3) la flat tax per i dipendenti > qui occorre fare due considerazioni:

  • la proposta attuale del Governo Meloni (contenuta nella riforma fiscale ma che non è ancora legge) è introdurre per i lavoratori dipendenti un’agevolazione consistente nel pagare meno sugli aumenti di reddito. Ad esempio: se un lavoratore dipendente nel 2023 guadagnerà 30.000,00 euro lordi e nel 2024 32.000,00, sulla differenza di 2.000,00 euro si pagherà una tassa piatta (da definire nell’importo) in luogo delle ordinarie aliquote IRPEF;
  • è già operativa l’agevolazione fiscale sui cd premi di produttività, per i quali i lavoratori dal 2023 pagheranno il 5% di flat tax e non l’IRPEF ordinaria (attenzione: i premi di produttività non sono ore di straordinari ma importi che vengono corrisposti dall’azienda al lavoratore nel caso si ottenga un risultato precedentemente concordato in un atto formale scritto, normalmente registrato con il supporto di un sindacato).

Si tratta quindi di un modello di tassazione su cui si sono riaccesi i riflettori e che negli ultimi anni, come abbiamo visto, è già stato parzialmente introdotto in favore dei professionisti e delle imprese. È oggetto di discussione il fatto che sia stata introdotta anche per i lavoratori dipendenti, nel senso che la detassazione dei premi di produttività che abbiamo visto sopra comunque esisteva già, anche se al 10% e non al 5% come disposto dall’ultima Legge di Bilancio.

Cos’è la flat tax e come funziona nel 2023?

Ma cos’è la flat tax e soprattutto come funziona l’imposta fissa del 5 o del 15 per cento?

Una delle grandi questioni sulla quale ci si interroga da anni e con maggiore insistenza a partire dalla nascita del primo Governo Conte qualche anno fa è se all’Italia serva davvero la flat tax (tassa piatta ad aliquota unica) oppure se conviene partire dal ridurre la tassazione progressiva ad aliquote e scaglioni IRPEF sui redditi da lavoro.

Se lo chiedono non solo i rappresentanti della politica italiana (almeno dal 1994...) ma anche cittadini, imprese e professionisti.

Come ormai noto, a volere fortemente l’introduzione in Italia della flat tax, con aliquota al 15 per cento secondo la Lega (al 23 per cento secondo la proposta di FI), è la coalizione di centrodestra.

Il tema è tornato al centro della discussione dopo la formazione del Governo Meloni, che tra le misure allo studio ha annunciato poi effettivamente disposto l’estensione dell’attuale flat tax per le partite IVA, il regime forfettario, fino a 85.000 euro, introducendo in parallelo una tassa piatta (flat tax incrementale) sugli incrementi di reddito per partite IVA non forfettarie.

Le discussioni su come funziona la flat tax e soprattutto su cos’è non si sono quindi mai placate e tornano in auge periodicamente.

A far discutere negli scorsi anni era stato un famoso servizio con il quale la trasmissione RAI Report ha mostrato l’insuccesso della tassa piatta nei Paesi in cui è stata introdotta:

Un tema complesso, per il quale è bene tornare ad analizzare non solo la definizione della misura ma anche i suoi risvolti pratici, vantaggi e svantaggi, partendo da un esempio numerico.

Per i lettori interessati si segnala il video allegato nel box in alto del presente articolo: si tratta di una intervista che abbiamo realizzato nel giugno del 2017 all’Onorevole Claudio Borghi, consigliere economico della Lega di Matteo Salvini.

Si tratta di un’intervista datata ma comunque a nostro avviso molto significativa, soprattutto nella prima parte in cui si parla proprio di flat tax.

Se ne consiglia quindi la visione a chi volesse approfondire ulteriormente il tema in oggetto.

Cos’è la flat tax? Il modello di tassazione piatta

Per spiegare in modo semplice cos’è flat tax è stata usata la definizione di “tassa piatta”: al posto delle attuali cinque aliquote IRPEF e dei cinque scaglioni di reddito, il centrodestra mira ad introdurre un’aliquota unica.

Nello specifico, è quella di Fratelli d’Italia e della Lega la proposta definita di solito come “più estrema”, con la flat tax al 15 per cento per tutti, persone fisiche e società (obiettivo di lungo termine da raggiungere con varie tappe).

In alcune proposte degli anni passati del centrodestra, per il rispetto del principio della proporzionalità dell’imposta e secondo quanto previsto dall’art. 53 della Costituzione, era prevista l’introduzione di due scaglioni: da 0 a 35 mila euro e da 35 mila a 50 mila euro per i quali è prevista l’applicazione di una deduzione fissa pari a 3.000 euro.

La deduzione si applicherebbe sia alle famiglie che ai single per i contribuenti nel primo scaglione mentre per i redditi pari o superiori a 35.000 euro spetta soltanto per i familiari a carico.

Resterebbe invariato il sistema di esenzione totale per i redditi più bassi: si parla attualmente di una no tax area per i redditi fino a 7.000 euro.

Fratelli d’Italia e Lega non sono ovviamente gli unici partiti ad aver presentato una propria proposta di riforma IRPEF.

Secondo la proposta di Forza Italia, portata avanti da Berlusconi dal 1994, la flat tax dovrebbe invece essere al 23 per cento, con un’esenzione fiscale per i redditi fino a 12.000 euro e, anche in questo caso, con sistemi di detrazioni e deduzioni per famiglie e redditi bassi.

Cos’è la Flat tax: alcuni esempi pratici per capire come funziona

Di seguito cercheremo di capire con un esempio pratico come funziona (o meglio, potrebbe funzionare) la flat tax con aliquota al 15 per cento, partendo, solo a titolo di esempio, da una vecchia proposta della Lega.

Prendiamo, come primo esempio, il caso di un single che nell’anno ha guadagnato 20.000 euro lordi. Per calcolare le imposte da pagare bisognerà innanzitutto sottrarre dal reddito i 3.000 euro di deduzioni previste; l’importo di reddito netto dovrà quindi esser assoggettato all’aliquota del 15 per cento.

Il procedimento è il seguente:

  • 20.000 euro (reddito lordo) - 3.000 euro (deduzione) = 17.000 euro (reddito imponibile)
  • 17.000 euro x 15 per cento (aliquota flat tax) = 2.550 euro (imposta dovuta).

Prendiamo ora come esempio il caso di una famiglia con un reddito annuo pari a 37.000 euro e con due figli. In questo caso bisognerà sottrarre dal reddito i 9.000 euro di deduzione prevista per i carichi di famiglia e applicare l’aliquota del 15 per cento sull’imponibile: l’imposta dovuta sarà quindi pari a 4.200 euro.

Flat tax: cos’è e come funziona? Vantaggi e svantaggi

Capire cos’è la flat tax è molto più facile di analizzare quali potrebbero essere vantaggi e svantaggi dell’introduzione della tassazione ad aliquota fissa del 5 o del 15 per cento.

Secondo i fautori della proposta, seppur considerando le differenze tra le diverse proposte di flat tax, i vantaggi principali sarebbero tre:

  • ridurre la pressione fiscale sia per le famiglie che per le imprese;
  • contrastare l’evasione fiscale;
  • semplificare il sistema con la razionalizzazione delle attuali detrazioni.

Eppure sono in molti altri osservatori e studiosi a ritenere che la flat tax in Italia porterebbe per lo più svantaggi, i contro dell’introduzione di una tassa piatta al 15 per cento o al 23 per cento sarebbero:

  • le minori entrate per lo Stato;
  • il rischio di avvantaggiare i più ricchi e, quindi, di introdurre una legge ad alto rischio incostituzionalità (effettivamente le imposte proporzionali per definizione favoriscono i redditi alti, a differenza con quanto avviene con le imposte progressive).

La flat tax attuale è solo per le partite IVA nel regime forfettario

Attualmente la flat tax in senso stretto è operativa solo per i contribuenti titolari di partita IVA nel regime forfettario, ovvero nell’ambito di un regime agevolato privo di IRPEF, addizionali, IVA, Irap e non soggetto a studi di settore o ISA.

Con la Legge di Bilancio 2023 è stato innalzato per tutti i contribuenti operanti nel regime (agevolato) forfettario il fatturato limite fino al quale è possibile operare, ed è pari a 85.000,00 euro a prescindere dal tipo di attività svolta.

Sul fatturato viene applicato un coefficiente di redditività; tale coefficiente viene moltiplicato per i ricavi/compensi incassati al fine di ottenere il reddito fiscale.

Su questo reddito si applica quindi l’attuale flat tax, che può essere:

  • del 5 per cento per le nuove attività;
  • del 15 per cento per le attività già operative.

Per dovere di cronaca è bene evidenziare che l’attuale flat tax - ma si dovrebbe più correttamente parlare di regime forfettario esteso - è stata introdotta per la prima volta con la Legge di Bilancio 2015 (Legge numero 190/2014) all’epoca del Governo Renzi.

Mentre, come abbiamo visto sopra, la flat tax incrementale per il solo 2023 è applicabile anche dalle partite IVA non forfettarie sugli incrementi di reddito.

I lavoratori dipendenti al momento hanno una tassa piatta sui premi di produttività e attendono la proposta ufficiale del Governo, in attuazione della recente legge delega.

Flat tax nella legge delega sulla riforma fiscale quali novità arriveranno?

La flat tax non è stata protagonista solo dell’ultima campagna elettorale, ma anche della discussione sulla riforma fiscale di queste settimane, con alcune novità per quel che riguarda le partite IVA.

Appare quindi arduo fare previsioni specifiche; tuttavia, è bene fissare quali sono gli obiettivi annunciati dal Governo, ovvero:

  • ridurre la pressione fiscale sul ceto medio, normalmente inteso come la fascia di cittadine e cittadini che guadagnano tra 25.000 e 50.000 euro;
  • semplificare il sistema;
  • superare gradualmente l’attuale sistema di tassazione che ha il suo fulcro principale nell’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Quel che è certo è che ora la palla è nel campo della maggioranza parlamentare attuale e del Governo Meloni, ai quali spetta il compito di concretizzare la discussione sulla riforma del sistema tributario.

Di vantaggi e svantaggi della flat tax, e della sua possibile estensione non solo alle imprese ma anche alle famiglie, si parlerà quindi inevitabilmente anche nei prossimi mesi.

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