Dall’INPS esito negativo per le richieste di anticipo della cassa integrazione

Rosy D’Elia - Lavoro

Esito negativo per le richieste di anticipo della cassa integrazione in deroga all'INPS: il vincolo delle 9 settimane diventa un ostacolo per le aziende. A segnalarlo è il Consiglio Nazionale dell'Ordine dei Consulenti del Lavoro nella lettera del 14 luglio 2020 indirizzata all'Istituto e alla ministra Nunzia Catalfo.

Dall'INPS esito negativo per le richieste di anticipo della cassa integrazione

Esito negativo, è questa la risposta che le aziende stanno ricevendo dall’INPS sulle richieste di anticipo del 40% della cassa integrazione in deroga.

Il rigetto delle domande da parte dell’Istituto deriverebbe dal vincolo delle 9 settimane. A segnalarlo è il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro nella lettera che la presidente Marina Calderone ha inviato all’INPS e alla ministra Nunzia Catalfo il 14 luglio 2020.

Nel giro di una settimana è la seconda segnalazione sulle modalità di accesso agli ammortizzatori sociali e su un sistema che non accenna a migliorare, anzi.

Esito negativo per le richieste di anticipo della cassa integrazione all’INPS

Le regole per beneficiare della cassa integrazione, ordinaria e in deroga, in questo periodo di crisi dovuta al coronavirus sono state introdotte dal Decreto Cura Italia, approvato a marzo, e sono state riviste più volte dai provvedimenti emergenziali successivi.

Aumento della durata massima di fruizione e semplificazione delle modalità di accesso e di pagamento sono le due esigenze da cui derivano diversi interventi sul quadro normativo originario.

Attualmente, però, c’è il rischio che neanche il labirinto di regole sempre nuove sia servito a raggiungere gli obiettivi principali: semplificare le procedure e assicurare ai lavoratori le somme a cui hanno diritto in tempi più brevi.

L’esito negativo, segnalato da diverse aziende, per l’accesso alla cassa integrazione con anticipo INPS del 40% ne è un esempio.

Apprendiamo con grande sorpresa della decisione dell’Istituto di rigettare massivamente le istanze di anticipazione del 40% dei trattamenti di integrazione salariale.

La motivazione, non ufficializzata, sembrerebbe essere la mancanza di qualche giorno nella richiesta degli ammortizzatori sociali rispetto alle 9 settimane della prima domanda di integrazione salariale.”

Scrive la presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro nella lettera indirizzata all’INPS il 14 luglio 2020.

Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro - Lettera del 14 luglio 2020 a Gabriella di Michele, INPS
Scarica la lettera inviata da Marina Calderone, presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, indirizzata a Gabriella di Michele, Direttore Generale INPS.

Richieste di anticipo della cassa integrazione all’INPS. l’esito negativo per il vincolo delle 9 settimane

In questo modo tutte le migliori intenzioni con cui è stato introdotta la possibilità di richiedere un anticipo della cassa integrazione pari al 40% in caso di pagamento diretto da parte dell’INPS vengono vanificate da un’eccessiva rigidità del sistema.

Marina Calderone si rivolge direttamente a Gabriella Di Michele, Direttore Generale INPS.

“Nel manifestarLe il profondo disappunto della categoria che presiedo e che porteremo in tutte le sedi opportune, sono a invitarLa ad un immediato intervento mirato alla revisione di questa scelta amministrativa, con conseguente accoglimento in autotutela delle istanze già presentate ed erogazione immediata dell’anticipazione maturata, dando così risposta ai tanti lavoratori in attesa”.

In linea generale, come segnalano gli addetti ai lavori, il passaggio di gestione della cassa integrazione dalla Regioni all’INPS non sembra stia portando i risultati sperati.

Il discrimine per passare dagli enti territoriali all’INPS, infatti, sono le nove settimane iniziali: solo dopo aver beneficiato del primo periodo, le aziende possono presentare domanda direttamente all’INPS e richiedere anche il pagamento diretto con anticipo del 40%.

Sono tantissimi i casi in cui sulla proroga si ottiene esito negativo per effetto del mancato completamento dei precedenti periodi.

“A questo proposito, potremmo produrvi centinaia, se non migliaia, di casi di reiezione dei provvedimenti perché mancherebbero pochi giorni (talvolta uno solo) nella prima domanda”.

Dalle parole della Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro emerge chiaramente che l’accesso alla cassa integrazione rischia di restare bloccata in un ingorgo burocratico che costa caro agli addetti ai lavori, ai lavoratori e alle aziende.

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