Partite IVA, oggi il tax day 2020: scadenza Irpef, Ires ed imposte sostitutive

Partite IVA, primo tax day nell'anno dell'emergenza: scadenza oggi 20 luglio 2020 per Irpef, Ires ed imposte sostitutive. Per molti sarà proroga “fai da te”: si può pagare entro il 20 agosto con maggiorazione dello 0,40%.

Partite IVA, oggi il tax day 2020: scadenza Irpef, Ires ed imposte sostitutive

Partite IVA, tax day oggi 20 luglio 2020, con la scadenza di saldo e primo acconto di Irpes, Ires e delle imposte sostitutive emerse dalla dichiarazione dei redditi.

La prima grande scadenza dell’anno dell’emergenza arriva in un clima di malcontento da parte di imprese, professionisti ed intermediari.

Era attesa ed auspicata la proroga delle imposte sui redditi almeno al 30 settembre 2020, un rinvio negato dal MEF e per il quale i commercialisti annunciano azioni di protesta ed il possibile sciopero.

Alla mancata proroga dei versamenti di Irpef, Ires, Irap (ove dovuta) e delle imposte sostitutive emerse dalla dichiarazione dei redditi 2020 c’è però chi risponde con il rinvio “fai da te”. La scadenza di oggi 20 luglio 2020 può essere differita al 20 agosto, con maggiorazione a titolo di interesse dello 0,40%.

Partite IVA, oggi il tax day 2020: scadenza Irpef, Ires ed imposte sostitutive

La proroga di saldo ed acconto delle imposte emerse dalla dichiarazione dei redditi 2020 rischierebbe di creare un “ingorgo fiscale” nel mese di settembre. Questa è l’ultima motivazione circa il mancato rinvio arrivata dal Vice Ministro al MEF, Antonio Misiani.

La scadenza del 20 luglio 2020 rappresenta il primo tax day dell’anno per le partite IVA. Il termine di versamento di saldo ed acconto di Irpef ed Ires, del diritto camerale e dell’imposta sostitutiva dovuta da minimi e forfettari era fissato al 30 giugno 2020, scadenza rinviata a oggi con il DPCM del 27 giugno.

Un rinvio ritenuto sin da subito insufficiente, non solo dai titolari di partita IVA ma anche dai commercialisti.

In ballo non ci sono soltanto le difficoltà economiche e la mancanza di liquidità sufficiente per adempiere al pagamento del salato conto delle imposte sui redditi 2020, ma anche la difficoltà operativa degli intermediari nella predisposizione delle dichiarazioni dei redditi.

L’attività ordinaria degli studi professionali è stata di fatto bloccata dall’emergenza e dagli adempimenti connessi. Il mancato ascolto da parte del Governo e la porta chiusa del MEF è la ragione alla base del possibile sciopero dei commercialisti. La categoria valuta azioni di protesta, comunicano il CNDCEC e le sigle sindacali di categoria.

Sono i commercialisti, inoltre, ad evidenziare che la scadenza di oggi 20 luglio 2020 rischia di trasformarsi in un flop: tra problemi di liquidità e difficoltà nella messa a punto della dichiarazione dei redditi 2020, i più opteranno per il versamento con maggiorazione dello 0,40% entro il 20 agosto 2020. Una proroga “fai da te”.

Scadenza imposte sui redditi 2020, proroga fai da te con pagamento al 20 agosto. C’è chi spera nello stop a interessi (e sanzioni)

Per chi non sarà in grado di rispettare la scadenza del 20 luglio 2020 c’è la possibilità di differire il versamento delle imposte sui redditi al 20 agosto, versando una maggiorazione a titolo di interessi pari allo 0,40%.

Una possibilità di rinvio prevista in via ordinaria, con la quale si consente di effettuare i versamenti delle imposte entro i 30 giorni successivi rispetto alla scadenza, previa maggiorazione dell’importo dovuto.

È questa la soluzione più semplice per le partite IVA impossibilitate a pagare Irpef ed Ires entro la scadenza del 20 luglio 2020.

Il rinvio al 20 agosto non risolve però il problema delle difficoltà operative nel versamento delle imposte, sommate al problema di liquidità. Nella nota congiunta diramata nella giornata di sabato 18 luglio 2020, i commercialisti evidenziano come:

“il Governo si stia esponendo a una magra figura, perché, tanti meno saranno i contribuenti che autonomamente sceglieranno di non versare il 20 luglio o il 20 agosto con maggiorazione dello 0,4%, tanto più sarà inevitabile per il Governo fare marcia indietro e riaprire i termini di versamento senza sanzioni fino al 30 settembre, come già avrebbe dovuto fare”.

Se quindi è ormai un dato di fatto la mancata proroga della scadenza, le partite IVA restano in attesa di un responso da parte del Governo.

L’appello dei commercialisti non può restare inascoltato, e la moratoria su sanzioni ed interessi fino al 30 settembre 2020 resta l’ultima spiaggia per evitare, tra l’altro, lo sciopero di categoria.

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