L’algoritmo anti evasione non è la soluzione

Francesco Oliva - Dichiarazione dei redditi

Da domani sarà operativo il nuovo algoritmo anti evasione dell'Agenzia delle Entrate, un nuovo strumento che si propone di dare una svolta alla lotta contro l'evasione fiscale.

L'algoritmo anti evasione non è la soluzione

Da domani sarà operativo il nuovo algoritmo anti evasione dell’Agenzia delle Entrate, uno strumento che si pone come obiettivo quello di una vera e propria svolta nella lotta contro l’evasione.

Il quadro normativo è stato modificato recentemente, con una serie di novità normative apportate dalla legge n. 234/2021 (legge di bilancio), che, proseguendo nel solco tracciato dal decreto legge 11 novembre 2021, n. 157 (c.d. “Decreto Anti-frodi”), ha introdotto disposizioni urgenti per contrastare comportamenti fraudolenti e rafforzare le misure che presidiano le modalità di cessione e fruizione dei crediti, con riferimento ai benefici previsti dall’articolo 121 (cosiddetto “Superbonus”) e dall’articolo 122 (bonus edilizi) del DL n. 34/2020, nonché alle agevolazioni e ai contributi a fondo perduto erogati dall’Agenzia, introdotti a seguito dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Sul tema è intervenuta, pochi giorni fa, anche la circolare numero 21/E dell’Agenzia delle Entrate.

Tutto condivisibile in astratto, salvo per il fatto che l’algoritmo anti evasione fiscale da solo non può costituire la soluzione ad una questione così importante.

Il nuovo algoritmo anti evasione Agenzia delle Entrate da solo non basta

Il nuovo algoritmo che verrà utilizzato dall’Agenzia delle Entrate mira a potenziare la capacità di incrociare le banche dati disponibili, soprattutto al fine di verificare che il tenore di vita del contribuente sia allineato rispetto a reddito e patrimonio disponibile.

Da cittadini ci auguriamo tutti che tale obiettivo venga perseguito con successo ed in tempi brevi. Ridurre l’evasione fiscale renderà il nostro Stato più giusto, più civile e più ricco.

Tuttavia, da tecnico mi pongo una serie di dubbi.

Quello più grande è legato alla reale volontà politica di porre in essere efficaci azioni contro l’evasione fiscale.

In questo senso occorre evidenziare come la direzione intrapresa negli ultimi anni sia quella corretta: fattura elettronica generalizzata (da domani al via anche per i forfettari), modello 730 precompilato, scontrino elettronico sono tutti strumenti che piano piano stanno dando risultati. Ma bisogna continuare così.

Tuttavia, questi strumenti operativi non bastano da soli. Occorre agire su più fronti, anche a livello politico, culturale e strategico.

Il dibattito sul taglio del cuneo fiscale e le sue conseguenze sul maggiore gettito da emersione del lavoro irregolare

Faccio un esempio attuale per capirci. Nelle ultime settimane le forze politiche che siedono in Parlamento hanno evidenziato una fortissima convergenza sull’obiettivo del taglio del cuneo fiscale (ovvero la differenza tra lo stipendio lordo del lavoratore e lo stipendio netto effettivamente percepito).

Ridurre il cuneo fiscale consentirebbe di perseguire due obiettivi di politica economica importanti:

  • ridurre il peso dell’inflazione sui lavoratori;
  • aumentare il gettito fiscale grazie alla spinta all’emersione del lavoro attualmente irregolare.

Ovviamente tutti sono sempre stati d’accordo con il taglio del cuneo fiscale.

Chi potrebbe mai professarsi contrario, affermando, per esempio, che è un bene che la differenza tra il lordo ed il netto sia altissima?

Detto questo ci sono diverse modalità per ridurre il peso fiscale sui lavoratori.

Tuttavia, qualsiasi di queste ipotesi tecniche dovrà viaggiare parallelamente a due aree d’intervento parallele ed imprescindibili, che a mio avviso devono andare di pari passo con il tema degli strumenti disponibili per ridurre l’evasione, ivi compreso il famoso algoritmo di cui si parla tanto in questi giorni:

  • una riforma del sistema organizzativo della Pubblica Amministrazione (e qui la riforma non è solo legislativa ma anche e, forse, soprattutto culturale). Nel 2022 ci sono ancora uffici pubblici che soffocano la voglia dei giovani di lavorare e migliorare, proprio perché privi dei principi che normalmente caratterizzano l’impresa privata;
  • una diversa impostazione della legislazione, intesa proprio come modalità di legiferare. In alcuni casi imprecisa e disorganica, dal 2020 in avanti la legislazione nazionale in materia fiscale è diventata ancora più schizofrenica che in passato, soprattutto nel settore dell’edilizia. Si potrebbe intervenire, per esempio, partendo dalla creazione di una serie di testi unici o codici, partendo da quello della fiscalità immobiliare. Occorre ridurre le norme e razionalizzarle per settore. Seguendo quanto fatto nei primi anni ’70 con i vari dpr settoriali, ma tenendo conto di un sistema economico evidentemente diverso.

In assenza di seri interventi sui due punti di cui sopra non si riuscirà mai a concretizzare una vera riforma fiscale, sia nel senso efficace contrasto all’evasione sia nel senso, conseguente, di maggiore equità del sistema nel suo complesso.

E non dimentichiamoci mai che il livello di pressione fiscale in Italia rimane tra i più alti del mondo: occorre ridurlo e, contemporaneamente, rendere maggiormente produttiva la pubblica amministrazione, per allineare il livello dei versamenti eseguiti dai cittadini con il livello di quantità e qualità dei servizi erogati dalla PA medesima.

Circolare dell’Agenzia delle Entrate numero 21/E
Indirizzi operativi e linee guida per il 2022 sulla prevenzione e contrasto all’evasione fiscale, nonché sulle attività relative al contenzioso tributario, alla consulenza e ai servizi ai contribuenti

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