La dichiarazione dei redditi “tardiva” e le relative sanzioni

Giuseppe Guarasci - Dichiarazione dei redditi

Ecco quali sono le sanzioni previste in caso di invio tardivo della dichiarazione dei redditi ovvero oltre il prossimo 30 novembre

La dichiarazione dei redditi “tardiva” e le relative sanzioni

Il prossimo 30 novembre 2023 è prevista la scadenza per l’invio della dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta di cui allo scorso anno.

Quali sanzioni devono pagare i contribuenti che ancora, per qualsiasi motivo, non vi abbiano provveduto? Entro quando si può considerare l’invio valido? E quando, invece, si considera omessa la dichiarazione dei redditi?

Una guida per orientarsi tra le regole, partendo dalla normativa sulle sanzioni tributarie previste.

Bisogna, prima di tutto, specificare che alla sanzione prevista nel caso di invio tardivo della dichiarazione dei redditi si applicano le norme del ravvedimento operoso, che riducono l’importo applicato: più breve sarà il ritardo nell’invio, più sarà vantaggiosa la riduzione.

Partiamo, quindi, da una regola fondamentale: il Fisco concede la possibilità di rimediare all’errore nel caso in cui si rispettino i tempi previsti, versando una sanzione in misura ridotta contestualmente all’invio della dichiarazione entro i 90 giorni dalla scadenza ordinaria, che viene considerata tardiva, ma validamente presentata.

Sanzioni dichiarazione dei redditi 2023 tardiva (oltre la scadenza ordinaria ma entro i 90 giorni): il caso della dichiarazione omessa

Se la dichiarazione dei redditi è omessa alla scadenza ordinaria ma viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza ordinaria, essa si considera valida a tutti gli effetti.

Dopo il termine dei 90 giorni la dichiarazione, anche se inviata telematicamente, resta irrimediabilmente omessa.

Poiché per poter utilizzare il ravvedimento operoso (articolo 13 del D.Lgs. n. 472/97) si presuppone che a monte esista una dichiarazione validamente presentata, in questo caso non è possibile ricorrere alla regolarizzazione spontanea.

In particolare, le sanzioni previste variano a seconda delle imposte dovute:

  • sanzioni dal 60 per cento al 120 per cento delle imposte dovute con un minimo di 200 euro;
  • sanzioni da 150 a 500 euro in caso di imposte non dovute.

Attenzione: in quest’ultimo caso non è prevista l’applicazione del ravvedimento operoso.

Le sanzioni da pagare in caso di dichiarazione dei redditi 2023 inviata in ritardo ma entro i 90 giorni dalla scadenza

In generale, le sanzioni previste per la dichiarazione tardivamente presentata nel termine di 90 giorni sono particolarmente contenute: la lettera c) del comma 1 dell’articolo 13 del D.Lgs. n. 472/97 prevede che in questo caso, la sanzione venga ridotta ad 1/10 del minimo.

In pratica, in assenza di imposte dovute, la regolarizzazione comporta il versamento della sanzione ridotta a 25 euro.

Ove, invece, emergano imposte dovute, è necessario ravvedere anche i versamenti non effettuati.

Attenzione: come chiarito dall’Agenzia delle Entrate nella circolare numero 42/E del 2016 la sanzione ridotta di 25 euro deve intendersi per singola dichiarazione. In altre parole, ove il contribuente considerato si sia dimenticato di inviare la dichiarazione modello redditi e la dichiarazione IRAP, la sanzione applicabile sarà pari ad euro 50 (25 per singola dichiarazione) in caso di invio entro i 90 giorni successivi alla scadenza.

L’anno di riferimento da indicare nel modello F24

La sanzione legata all’invio della dichiarazione tardiva deve essere versata mediante il modello F24 indicando il codice tributo 8911.

L’invio di una dichiarazione tardiva pone il problema di individuare l’anno di riferimento da indicare sul modello F24 relativo al versamento della sanzione.

Le soluzioni possibili sono due:

  • indicare l’anno in cui è stata commessa la violazione;
  • indicare il periodo d’imposta di riferimento della dichiarazione tardivamente presentata.

Il dubbio nasce in quanto dalle istruzioni presenti sul sito delle Entrate, si dice che il riferimento da indicare deve essere l’anno di imposta in cui si effettua il pagamento, ma questa indicazione è in contrasto con altre indicazioni, che vanno forse più correttamente in senso contrario, richiedendo di indicare il periodo nel quale è stata commessa la violazione.

Di conseguenza, se la dichiarazione dei redditi 2023 dovesse essere inviata in ritardo rispetto al termine di scadenza ordinario, ovvero il prossimo 30 novembre, si dovrà indicare come anno di riferimento il 2023 e codice tributo 8911.

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