Lettera di un commercialista ai propri colleghi

Redazione - Commercialisti ed esperti contabili

Lettera di un commercialista ai propri colleghi: ecco le gente che dobbiamo evitare sempre per migliorare la nostra vita professionale (e personale).

Lettera di un commercialista ai propri colleghi

Pubblichiamo il testo di un messaggio inviato da un dottore commercialista alla redazione di Informazione Fiscale.

Spettabile Redazione,

ho visto con grande interesse l’intervista che avete fatto venerdì sera con il rappresentante del Consiglio Nazionale e, sinceramente, credo che sia stato toccato davvero il fondo. Non ne condivido assolutamente i contenuti: si doveva soprattutto sottolineare l’inadeguatezza di Casero.

Come categoria siamo allo sfascio più totale, derisi da una politica assurda e schizofrenica, incapaci di avviarci verso una nuova ed inevitabile fase storica della nostra professione.

Ieri ho ricevuto la presente mail ...

Riportiamo lo screenshot allegato alla mail:

In sostanza un cliente che avevo ricevuto a studio circa un anno fa si rifà vivo, come se nulla fosse, chiedendomi di fargli un preventivo per la gestione contabile e fiscale di una società.

Un anno fa non chiesi nulla preventivamente per riceverlo a studio e fargli una consulenza di circa 45 minuti in materia di costituzione e gestione di una S.r.l.s., con particolare riferimento all’inquadramento dell’amministratore unico ed alle differenze rispetto alla forma giuridica della ditta individuale.

È questo è il mio primo grave errore: la guerra dei prezzi in atto mi ha portato ad avere timore di chiedere il sacrosanto compenso per la consulenza iniziale o per alcuni servizi accessori che non si riesce a far pagare ai clienti (per fare un altro esempio recente non ho avuto il coraggio di chiedere nulla ai miei clienti per l’invio telematico delle comunicazioni delle liquidazioni IVA, ancorché si tratti di un servizio aggiuntivo rispetto a quelli concordati, per paura di perderli). L’importante è prendere il cliente. Niente di più sbagliato, anzi il modo perfetto per auto condannarsi ad inefficienza e - soprattutto - insoddisfazione perenne.

Il secondo errore è stato concedere un ulteriore (non particolarmente complesso in realtà) parere scritto in ordine ad un quesito che mi era stato posto telefonicamente.

A mia parziale giustificazione va detto che il cliente (molto scorretto) in oggetto mi aveva verbalmente assicurato di aver accettato le condizioni di prezzo da me prospettate per la gestione contabile e fiscale della costituenda società. Nulla di tutto questo, non si è fatto più sentire, salvo poi ricontattarmi tramite la mail di cui allego screenshot.

Alla mail ricevuta da questo [OMISSIS] ovviamente non ho risposto, ignorandola totalmente.

Quello che vorrei condividere con voi ma soprattutto con i miei colleghi è la delusione per il mercato del pesce che si è venuto a creare. Recentemente ho perso un cliente titolare di una S.r.l. perché un altro “professionista” ha proposto delle condizioni di prezzo pari alla metà rispetto a quelle applicate da me (che tuttavia io già consideravo di cortesia in quanto al primo anno di attività e con pochi movimenti da registrare).

In questo caso addirittura il soggetto scrive che “ln questo momento sono seguito da uno studio professionale che mi offre un ottimo servizio”. Cioè riconosce che il servizio che attualmente gli offrono è ottimo ma cerca in giro qualche altro studio, purché questo applichi un prezzo inferiore, magari anche di pochi euro.

Questi clienti vanno evitati come la peste, ne avremo solo benefici per la nostra vita professionale e personale.

Aggiungo che per uscire da questo circolo vizioso qualche mese fa ho deciso di tagliare molti rami secchi, cercando di puntare solo sui clienti medio grandi e specializzandomi in alcune applicazioni particolari della business intelligence. Mi sono dato anche un termine relativamente breve, pari a 18-24 mesi. Se entro questo termine non riuscissi ad ottimizzare per come mi sono proposto il lavoro dello studio (attualmente siamo in tre: io, un consulente del lavoro ed una collaboratrice) mollerò tutto per fare altro.

Trovo tuttavia assurdo che i nostri rappresentati e le istituzioni non facciano nulla per tutelarci. D’accordo la specializzazione e menate varie, ma così non possiamo andare avanti. Occorre riconoscere l’importanza economico-sociale del ruolo svolto dal commercialista, anche attraverso una nuova normativa sull’equo compenso. Ciò a tutela dell’efficienza dell’intero mercato, non solo nostra.

Ringraziandovi per l’attenzione porgo cordiali saluti

G.G.

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